Rubrica – Il Viaggio dell’Eroina #2
Eravamo io e una pistola. E un uomo sulla mia schiena
La forza emotiva travolgente di una cantautrice senza difese

I fatti di cronaca ce lo ricordano continuamente. Violenza e abusi sulle donne sono all’ordine del giorno e spesso avvengono proprio in quel contesto che dovrebbe essere considerato un porto sicuro. La propria famiglia.
Di recente ho letto di una ragazza di 16 anni che, trovato il coraggio di aprirsi con il proprio padre, ha smesso di nascondersi, rivelando la propria omosessualità. Invece di trovare sostegno e affetto, la dura realtà le si è scagliata contro, scoprendo il mostro.
Può dirsi padre, può ancora chiamarsi uomo, o persino essere umano, colui il quale non solo non accoglie la figlia in un abbraccio, semplicemente accettando la sua natura, ma sceglie di schiacciarne la dignità, stuprandola per educarla, per farle capire che solo tra un uomo e una donna è possibile farlo e, stuprandola, le da questa ‘lezione di vita’.
E questo sarebbe amore? Proverò a riportare qui tutto il mio disappunto di fronte ad episodi come questo, ma credo sia impossibile riuscire a descrivere con minuzia di particolari il disgusto e la rabbia che ho dentro, come donna ma soprattutto come essere umano. Lascerò che sia la musica a parlare.

“In un caso di stupro la cosa più dolorosa è sentirsi tradita. Da un’amicizia, ma anche da te stessa. Non riesco ancora ad accettare di aver dato al mio aggressore l’occasione di sfogare il suo odio per me, per tutte le donne”. (Tori Amos)

Los Angeles. È il 1985 e alla fine del suo concerto Tori Amos dà un passaggio ad un ragazzo del pubblico, una volta soli e dopo qualche chilometro lui le punta una pistola alla tempia per poi violentarla sul retro dell’auto. Inutile dire che questo episodio segna per sempre la sua vita.
Nel 1992 esce l’album di debutto di Tori Amos, Little Earthquakes e il singolo d’esordio pubblicato nell’ottobre del 1991 è proprio Me and a Gun, il suo stupro diventato canzone.

“Sono le cinque del mattino…/Giovedì notte…/Sono ancora in piedi e sto guidando…/E io voglio vivere…/Eravamo io e una pistola. E un uomo sulla mia schiena. E io cantavo ‘santo santo’ mentre lui si sbottonava i pantaloni…/Sì indossavo una cosa rossa e succinta. Questo significa che avrei dovuto aprirmi per te, per i tuoi amici, per tuo padre, signor Ed?…/E tu sei oppressa impotente sul tuo ventre…/Io e una pistola. E un uomo sulla mia schiena…/Ma io non ho mai visto le Barbados. Perciò devo uscire da tutto questo”.

Il potere della musica è anche questo: conforto, catarsi, liberazione.

“Sono sopravvissuta alla tortura che per anni mi ha paralizzata. Mi sento come se quella notte mi avessero mutilata psicologicamente, più di una violazione attraverso il sesso. Col tempo sto cercando di mettere insieme i pezzi attraverso l’amore e il non odio. E attraverso le mie canzoni, la mia musica. Per guarire la ferita, si deve andare nella notte oscura dell’anima.” (Tori Amos)

Articolo di Nael Manuela Simonetti


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