Rubrica – Il Viaggio dell’Eroina #7
Ti piace il mondo intorno a te?
Fuori dalla società, se stai guardando, è dove mi troverai

È una domenica pomeriggio, grigia come il cielo di Roma in questa giornata d’autunno inoltrato. Sul giradischi sta andando il vinile di Patti Smith, Easter, quarant’anni di vita girano sul piatto inondando di note tutta la casa, la musica si insinua in ogni angolo e le parole cadono sul pavimento come pezzi di un puzzle.
“Do you like the world around you? / Ti piace il mondo intorno a te?”, grida Patti, e la domanda fa eco tra le stanze, andando in loop come se per un attimo il disco si fosse ‘incantato’ in attesa di ricevere risposta. Ma la risposta non è facile da dare perché spesso porta con sé rabbia e un senso di impotenza paragonabile a quello che si prova di fronte al film La Haine (L’odio), che puoi aver visto anche centinaia di volte ma giunto sul finale tutto quello che desideri ogni volta è di poterlo cambiare, di bloccare la mano del poliziotto e…

Dal film alla realtà è un attimo. In un’epoca in cui si è bombardati giornalmente da notizie di ordinaria follia tutto assume una forma sempre più inquietante, e non serve andare poi troppo lontano, basta guardare dentro casa, affacciarsi alla finestra o scendere in strada per accorgersi di come tutto stia crollando a pezzi: è il vuoto che assume la sostanza dell’olio.
Dalla violenza sulle donne, ormai un bollettino di guerra, agli episodi di razzismo come schegge impazzite, dal bullismo all’abuso di potere di chi porta la divisa, alla solitudine, dal precariato stabile (!) alla paura del diverso, dal degrado urbano che rende le città fogne a cielo aperto alla divisione sempre più netta tra ricchi e poveri.

Intanto Rock ’n’ Roll Nigger riprende e incalza col suo mix di poesia e politica dell’identità; un sound che prende corpo rincorrendo i tasti bianchi e neri del pianoforte mentre le vibrazioni si arrampicano lungo le pareti di casa, in un crescendo di chitarre a cui il corpo non può più sottrarsi, perché quando sei in ballo devi ballare, e sia!
La poetessa del Rock parte da una parola, nigger, capovolgendo tutto, ridefinendone il significato, andando oltre il genere e privandola di quell’uso abituale che trasuda un certo disprezzo, quello dilagante nella nostra società, misto a rancore, quello che sfocia nell’Odio eletto ad antidoto della paura. E la paura, fomentata, lo sappiamo bene, è un potente strumento di controllo di massa.

Il messaggio di Patti Smith riecheggia potente dal 1978 ad oggi ed è estremamente attuale, un abbraccio globale rivolto a tutti gli emarginati, bianchi e neri, perché loro per primi sanno cosa sia la vera sofferenza, e nonostante tutto sono pronti a tendere la propria mano nel momento del bisogno.
Nel grigiore, finalmente, prende forma e colore la speranza, ma bisogna leggere tra le righe per riconoscerla, andare oltre i margini del foglio per trovare la chiave.

“Those who have suffered,
Understand suffering,
And thereby extend their hand
The storm that brings harm
Also makes fertile
Blessed is the grass
And herb and the true thorn and light”.

“Coloro che hanno sofferto,
Capiscono la sofferenza,
Quindi tendono la loro mano
La tempesta che arreca danni
Rende anche fertile
Benedetta è l’erba
E la pianta e la vera spina e la luce”.

Articolo e artwork in copertina di Nael Manuela Simonetti


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